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È da una settimana circa che non scrivo sul blog, ma ho chiuso alcuni incarichi della vita “di prima” e mi sono affacciata ad un nuovo progetto di lavoro . E di vita, che certo vita e lavoro non coincidono, e su questo assioma concorda tutto il club delle persone di buon senso, ma se fai un lavoro che non ti corrisponde più anche la vita ne risente. E tanto.

D’altro canto non posso dilazionare in più puntate tutti gli argomenti che in questa settimana mi hanno toccata, perchè la vita, sempre lei, corre veloce e il rischio di obsolescenza sarebbe troppo alto. Quindi seleziono gli argomenti e dedico un capitoletto a ciò che, a mio avviso, non andrebbe dimenticato.

1. La questione della razza. Un candidato alla Presidenza della Regione Lombardia ha dichiarato che la salvezza della Milanomindrazza bianca” – ed ha insistito, “della nostra etnia”-  passa necessariamente dalla chiusura dei confini italiani rispetto all’immigrazione extra comunitaria. Boato di critiche anche da parte della sua stesa coalizione e l’aspirante Presidente, peggio la pezza del buco, ha aggiunto che si sarebbe ispirato alla Costituzione Italiana, che “è la prima a dire che esistono le razze”. Ora: la Costituzione non è un essere umano vivente quindi non parla. Oltre a non dire stronzate, anche non usare a sproposito la lingua italiana sarebbe un bel passo avanti. La Costituzione sancisce l’uguaglianza tra le razze, peraltro, esattamente il contrario di quel che vorrebbe affermare il candidato. Ma supero questa polemica, perché discutere di razza – sempre tra le persone di buon senso- è francamente una colossale perdita di tempo, tanto la nostra civiltà ha abbondantemente superato  il concetto e vado oltre. Il candidato, Milanomind
assurto agli onori della cronaca da perfetto sconosciuto, a mio parere questa dichiarazione l’ha pensata, e ragionata e confezionata, al solo scopo di far parlare di lui e quindi di farsi conoscere. E c’è riuscito egregiamente (è per questa ragione che per me resterà il candidato) perché il suo nome è rimasto in cronaca per giorni e giorni. Quindi se volete diventare famosi fate così, dite la stronzata e tutti vi seguiranno. Si, l’ha detto anche Andy Warhol tanti anni fa, il problema è che ad usare l’escamotage non è un candidato all’Isola dei Famosi, ma il candidato alla Presidenza della regione traino del nostro paese, e questo fa paura. La seconda considerazione è ancora più seria. Dopo la dichiarazione sulla razza  il candidato ha visto accrescere, di molto, i sondaggi a suo favore. E non perché la gente sia razzista, ma perché è andato immediatamente a toccare il nervo più scoperto della gente. Ma la gente, quel magma tanto vituperato dai giornalisti in punta di penna, va ascoltata, perché è la somma di tutti noi. E se sostiene il neo famoso candidato è perché il prezzo di una immigrazione eccessiva e non controllata lo sta pagando lei, sempre la gente. E quindi, cari candidati di sinistra – perché sono due- perderete molto probabilmente proprio su questo tema, perché la gente, ancora lei,  voi non sapete nemmeno dove sta di casa. E’ facile blindarsi dietro alti principi etici e morali, crogiolarsi tra il Milanomindpoliticamente corretto e la bella parola, salvo che poi le guerre tra poveri, perché è questo che sta succedendo mentre voi discettate, voi non le volete vedere. Perché meriterebbero una risposta ed una soluzione. Nella sanità e negli asili i posti scarseggiano, gli incentivi ed i bonus finiscono sempre agli altri – mentre la tua famiglia versa contributi allo stato da almeno tre generazioni-  le famiglie scappano da quartieri occupati da persone che non hanno alcuna intenzione di integrarsi con gli italiani, il multiculturalismo è diventato accettazione delle tradizioni altrui e negazione delle nostre.      Cara Sinistra, la verità è che la tua ottusità è peggiore del candidato che parla di razza.

E meno male che doveva essere un capitoletto.

2. Le sfilate uomo della fashion week. Se avete letto i giornali o guardato Instagram non vi sarete accorti di nulla, ma la moda a questo giro ha fatto un flop gigantesco. Forse perché era limitata all’uomo, forse perché ce n’è troppi di appuntamenti e sfilate e questo è il meno ammaliante, forse perché segue le vacanze di Natale, certamente perché le bolle di sapone, dopo qualche secondo, scoppiano. Gucci, Dolce e Gabbana e tutta la compagnia di giro, in una sorta di Milanomind parossismo, hanno portato al non sense, al facile effetto, all’eccesso scontato, tutte le loro 85786A35-712F-474E-995C-191BED97CF20collezioni. Che come tutte le cose che non raccontano più nulla di nuovo annoiano terribilmente. Non c’è piu ricerca, non c’è più sociologia, non c’è più vita negli abiti che stancamente ci ripropongono. Non sono collezioni da indossare, sono abiti da immortalare su Instagram, che vale pochi secondi di attenzione e non conosce il senso del duraturo, della storia, neanche quella di ieri.

3. Gli haters, odiatori seriali su Instagram. L’ultima vittima è Elena Santarelli, che ha raccontato sul suo profilo della malattia del suo bambino, chiedendo donazioni ad istituti che si occupano di tumori infantili. Dopo qualche giorno la Santarelli è apparsa in un programma televisivo ed è stata subissata da insulti di gente che la accusava di trascurare il figlio per un passaggio in televisione. Incommentabile. Peraltro, per la showgirl, la TV è lavoro, ed è pieno di mamme che con i Milanomindfigli ammalati a lavorare ci vanno comunque. Ciò detto, benedetta ragazza, cosa ti è saltato in mente di raccontare su una piattaforma aperta a tutti della malattia del tuo bambino? Certo lo hai fatto anche per sensibilizzare l’attenzione verso la ricerca medica, ma pubblicare su Instagram è come gridare a voce alta in un tram. Tutti ti sentono e se parli, la peggiore gente si sente in diritto di risponderti. Sarebbe bello lasciar fuori da Instagram bambini, malattie e tutto quello che è personalissimo e che non racconteremmo a nessuno, se non alla famiglia ed agli amici piu fidati. Perché non ci sono soluzioni per fermategli odiatori e quindi,  l’unico sistema per liberarsene,  è quello di non nutrirli, di non dargli informazioni. Detto questo, nel silenzio di un luogo raccolto, per Elena Santarelli e tutta la sua famiglia una preghiera giornaliera, sennò un pensiero bello. Serve molto di più che scrivere una preconfezionata frase di circostanza sul suo profilo.

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