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Oggi voglio raccontarvi una storia.

C’era una volta Nicolò Zanon, un membro della Corte Costituzionale – l’organo che, tra le diverse funzioni,  valuta la conformità della legge ai principi della Costituzione italiana- che viene  iscritto al registro degli indagati dalla Procura presso il Tribunale di Roma per il reato di peculato d’uso.

Zanon, ve la faccio breve, tra i tanti benefit riconosciuti dal ruolo di membro della Corte Costituzionale, ha in uso una vettura con autista e buoni benzina, che cedeva spesso e volentieri alla moglie per fare shopping, recarsi in aeroporto, raggiungere la villa di famiglia a Forte dei Marmi. Insomma, la signora mandava un sms e l’autista accorreva. 792BE809-2BB5-461F-8625-FD8446FB57CA

Che poi la signora non è una signora qualunque ma un volto molto conosciuto a Milano. Marilisa D’Amico è una costituzionalista, fa l’avvocato, in passato ha ricoperto ruoli politici per il PD in città, sicché la buona fede (?) o l’impudenza deve essere stata davvero tanta, se una persona così in vista non ha avuto remore e vergogne a farsi vedere in giro con la macchina in uso alla Corte Costituzionale.

Perché una cosa è certa,  il membro della Corte non ha negato la circostanza della moglie a zonzo con la vettura di Stato, ma si è difeso argomentando che la macchina è ceduta “in uso esclusivo”  e lui avrebbe potuta usala come meglio gli aggradava. In altre parole, riteneva di aver diritto a vedersi coprire dallo Stato tutte le spese di trasporto sue e della sua famiglia. Senza limiti. Da uno Stato che se fosse una società sarebbe fallito da decenni. Uno Stato in cui il livello di indigenza e povertà è altissimo. Uno Stato che non riesce a garantire le pensioni ai vecchi nè  il lavoro ai giovani.

So a cosa state pensando. 2731670C-5EA3-4B1F-804F-7725A5C06738

Si,  è evidente che la locuzione  “uso esclusivo” sta a significare che il pacchetto trasporto “auto + carburante+ autista” fosse personale e non in condivisione con il resto della Corte.  E sono d’accordo anche sull’altra questione,  se Zanon prende una toppa così clamorosa sull’interpretazione di una norma di buon senso prima che di legge, cosa ci sta a fare in un Organo dello Stato che, valutando la conformità costituzionale di leggi molto elaborate, necessita di menti lucide, altamente preparate ed esercitate al buon senso?

Ma torniamo alla storia. Zanon, dopo aver ricevuto l’avviso di iscrizione al registro degli indagati offre – come avrebbe fatto chiunque ed in qualunque ambito- le sue dimissioni alla Corte Costituzionale che, con un clamoroso colpo di scena le rifiuta, pur apprezzando “la sensibilità istituzionale, il forte richiamo all’etica pubblica e il grande rispetto per la funzione ricoperta” del membro che, con il denaro pubblico,  mandava la moglie in vacanza. La beffa oltre il danno, insomma.

Che vergogna il contenuto del comunicato, ma anche la forma.

Perché vedete, questo  è lo snodo della storia che fa davvero male. Io non sono moralista, l’uomo per sua natura è fallibile, ci sta che sbagli e che si difenda con le argomentazioni che ritiene più opportune, perché la difesa nel processo  è un diritto garantito dalla Costituzione. Se la vicenda si fosse conclusa con le dimissioni di Zanon probabilmente non starei qui nemmeno a scrivere di lui di sua moglie e del povero autista che mi immagino la vita di inferno che avrà fatto tra Roma Milano e Forte dei Marmi.

Ma che l’intera Corte Costituzionale si chiuda nell’onore di casta ed asseveri che, quel che per gli altri è un reato, l’uso privato della cosa pubblica (rubare allo stato, insomma)  per i suoi componenti è invece solo un privilegio è pericolosissimo, perché mina e lacera in profondità lo Stato e le istituzioni molto più di una bomba mafiosa. Coloro che svolgono la funzione di organi di stato e che pongono se stessi fuori dalla legge, violano allo stesso momento ogni singolo articolo di quella costituzione che per funzione devono far rispettare e difendere. E’ insomma una contraddizione in termini, un abominio insanabile nella nostra civiltà.D650190A-7788-40A1-B290-E88F829669B0

Le storie, nell’epoca classica, si chiudevano sempre con una morale. Questa è la nostra.  “Piscis  primum a capitet foetet” scriveva Erasmo da Rotterdam, il pesce puzza dalla testa, il male arriva sempre dall’alto, chi ha delle responsabilità è sempre un cattivo esempio per chi lo segue.

Ma poi sorge un dubbio. Non sarà che la Corte Costituzionale non sta difendendo il signor Zanon ma l’intero sistema su cui regge la Corte, e che non si tratta solo dell’uso indiscriminato dell’auto da parte di tutti i membri, come fanno trapelare i giornali, ma di qualcosa di piu grosso?

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