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Jessica Valentina Faoro era una ragazza di 19. Milanese. E’ stata ammazzata come nemmeno si fa con un animale da un maniaco psicopatico, un dipendente ATM. E’ sufficiente per ripulirci la coscienze e passare ad altro, o questa tragedia merita una riflessione più approfondita? Secondo me si, perché questo omicidio pesa sulla nostra città più di tanti altri. Come tanti sono i colpevoli che hanno messo il coltello in mano all’omicida, che non si è limitato a togliere la vita a jessica. L’ha anche smembrata in mille pezzi. E mi fermo qui nella descrizione, che non è questo che ci interessa.

1. I primi colpevoli sono i Servizi Sociali di Milano che avevano la tutela della ragazza da quando era ancora in fasce.  Jessica, nella sua breve vita, era riuscita a collezionare tre interruzioni di gravidanza, la nascita di un bimbo dato in adozione, minacce di suicidio, fughe dalle comunità, case occupate. Tutto quando era ancora minorenne. E’ evidente come gli assistenti sociali non si siano occupati di lei nel modo giusto, lasciando che questa ragazzina finisse in un tunnel di orrori che una donna adulta farebbe fatica a sostenere.  L’assessore ai servizi sociali del Comune di Milano, Majorino, da cui il servizio dipende,  deve spiegare alla città come sia potuto accadere che una bambina vivesse questi orrori, altro che costituirsi parte civile nel processo.

2. I secondi colpevoli sono i genitori di Jessica. Ogni famiglia è infelice a modo suo, diceva Tolstoj, e cosa sia esploso nella coppia, tanto da dover rinunciare ai figli, non è dato sapere. Sta di fatto, e questo va sottolineato, che il papà di Jessica è un autista dell’ATM, quindi non si trattava di una famiglia marginale e disagiata, ma di soggetti  ben inseriti  nel tessuto della città. Un autista della nostra municipalizzata del trasporto ha riferimenti importanti, nella sua azienda,  a cui chiedere consiglio, aiuto, ha colleghi, superiori, ha un vissuto pieno. Invece no. La pochezza dei due risalta ancor di più oggi, che invece di chiudersi in un rispettoso silenzio (per la figlia, non per noi) rilasciano interviste accusandosi a vicenda Per quanto è accaduto.

3. La terza colpevole è la moglie dell’assassino, che quando il marito ospitava giovani ragazze per assecondare le sue perversioni sessuali, perché attenzione, Jessica non è stata la prima, si trasferiva a casa della madre. Questa donna,  che ben sapeva di quale sporco materiale fosse fatto il marito- gli aveva persino aperto un profilo per adescare le ragazze a suo nome- invece di denunciare, invece di impedire, era sua complice. Si presentava alle giovani vittime come sorella, non come moglie, del maniaco, dopodiché lasciava la casa. Anche qui, non stiamo parlando di una donna disagiata, sua sorella sembra che sia una conosciuta sindacalista di ATM. Non ho pietà per questa donna, la considero una criminale al pari del marito.

4. E infine c’è lui. Non è degno nemmeno di avere un nome. La bestia è sufficiente.

Un’ultima considerazione. Ma ATM, in seno alla quale si è consumata questa tragedia, come li sceglie  gli autisti che ogni mattina portano i nostri figli a scuola?

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