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Tutti conosciamo Keith Haring, la sua storia e la sua opera, perché oltre ad essere un artista geniale è morto giovanissimo, e come tutti i giovani eroi è assurto al ruolo di mito.

Saint Sebastian, 21 agosto 1984. Acrilico su mussola cm 152,4 x 152,4. Collezione Doriano Navarra

Cosa aggiungere quindi, che non sia stato già  detto?
L’occasione è la mostra “Keith Haring. About Art” a Palazzo Reale, aperta fino al 18 giugno, curata dall’altrettanto geniale Gianni Mercurio, che per la prima volta accosta i lavori dell’artista alle opere del passato a cui Haring si è ispirato. Troviamo quindi esposte le sue opere e, a fianco, pezzi di arte tribale, del Rinascimento, del Novecento. Scopriamo così che Haring non è stato solo un rivoluzionario dell’arte, che attraverso i suoi codici espressivi innovativi ha anticipato nell’arte
temi come la globalizzazione, la pervasività della tecnologia, la uguaglianza di genere, l’alienazione giovanile. Attraverso la rivisitazione delle opere antiche Haring ha anche sintetizzato gli archetipi classici dell’uomo, amore, morte,  vita, comunità e li ha decodificati secondo un linguaggio attuale e comprensibile all’uomo del suo tempo.

Perché l’uomo è sempre lo stesso, è solo il mondo accanto a lui che cambia.

Insomma non è una esposizione, quella di Palazzo Reale, ma una meravigliosa lezione di storia dell’arte.

Ecco. Una cosa sento di poterla aggiungere su Keith Haring, anzi due.

  1. La prima è che, contrariamente all’immagine che si potrebbe percepire da una analisi affrettata della vita Haring, ilragazzo era un grande studioso, forse un po’ secchione. Haring non era certo un santo, già a 16 anni si faceva di LSD e le ha provate tutte, beveva e viveva liberamente la sua sessualità. Ciò non gli ha impedito, però, di essere un ragazzo di grande curiosità e di studi approfonditi. Il papà, preoccupato per il suo futuro, gli aveva trovato un piano b iscrivendolo ad un istituto di grafica commerciale, presto abbandonato per la ricerca delle migliori scuole d’arte, che Keith ha seguito anche con grandi sacrifici. Ma Keith è andato anche oltre la scuola, e molte testimonianze raccontano di lui autodidatta, che mentre lavorava per mantenersi a New York, si dedicava in solitudine a studiare imponenti monografie di artisti del passato.A riprova che non esiste genio senza il talento, vale a dire l’esercizio furioso delle proprie qualità attraverso lo studio approfondito, l’applicazione faticosa, la ricerca della perfezione. Un grandissimo esempio, in quest’epoca un po’ approssimativa.
  2. La seconda è che se Haring è diventato un artista geniale e non un tossico pazzoide lo deve al fatto di essere stato, un bambino prima ed un ragazzo poi, fortemente sostenuto dalla famiglia.Keith era il primogenito di quattro figli di una comune coppia della Pennsylvania, che gli aveva messo in mano cartoncino e pennarello perché così amava giocare. Per il resto, nulla di quel che faceva il figlio corrispondeva al loro concerto di arte. Si divertivano a vedere il bambino radiante e rimproveravano il figlio quando disegnava ossessivamente peni per tutta la casa. Ma hanno creduto in qualcosa che non capivano, convinti dalla ostinazione del figlio. Il padre racconta ancora oggi il senso di estraneità che pervadeva i genitori quando, ormai famoso, lo raggiungevano a New York, loro così provinciali, ma anche dell’aiuto costante che gli offrivano per tenerlo indenne dagli attacchi di invidia e gelosia di cui era inevitabilmente oggetto,  un artista così giovane e spaccante.

È commovente leggere le loro parole, ciascuno di noi figlio, genitore, amico, dovrebbe farle proprie, perché sono parole d’amore universali:

“E’ ancora tutto così surreale, la gente fa i selfie davanti alle sue opere, i nostri nipoti lo studiano a scuola, i musei organizzano grandi mostre. Lui ne sarebbe stato felice, ma per noi rimane sempre il nostro ragazzo geniale che non capivamo, ma che abbiamo amato. Cosa altro potevamo fare se non sostenerlo?”


Nome mostra: KEITH HARING. About art A cura di: Gianni Mercurio
Luogo: Palazzo Reale – Piazza del Duomo, 12, 20122 Milano Biglietti: Giorno fissoBiglietto Open (16€, ridotto 10€)

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