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Cortili aperti è una manifestazione meritoria perché i proprietari delle dimore storiche di Milano aprono i palazzi di famiglia al pubblico, ma inizia a risentire di una certa stanchezza. Per carità, anche quest’anno tantissimo pubblico, ma proprio per questa ragione è arrivato il momento di offrire qualcosa di più.

Milano è una città morigerata nei costumi, e i suoi cortili si apprezzano non tanto per l’estetica quanto per la storia che raccontano. Ma in questi ultimi anni Milano ci ha abituato ad una offerta culturale complessa, densa di contenuti e molto emozionale – basti pensare a Pianocity ed alle 1.800 persone che alle cinque del mattino hanno atteso l’alba al parco Sempione con la musica di Michael Nyman – ma proprio per questa ragione limitarsi ad aprire un portone è riduttivo, ed il valore aggiunto non può essere certamente l’esposizione del tutto decontestualizzata e random di una macchina d’epoca in cortile.

Mescolare, contaminare, spiazzare è la chiave per rendere più coinvolgente l’apertura delle dimore, e ne abbiamo avuto conferma durante il Salone, dove uno dei giri del Fuorisalone più gettonato è stato quello delle esposizioni nei palazzo d’epoca.

Ed infatti la coda, a questa edizione di Cortili Aperti, si è formata a Palazzo Anguissola Antona Traversi, che al suo interna ospita Gallerie d’Italia piazza Scala, il polo museale di Intesa San Paolo, il cui giardino interno romantico e da meditazione (è intitolato ad un certo Alessandro…) convive amabilmente con le opere d’arte contemporanea.

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