Un weekend denso, questo del 17/19 novembre: imperdibile Photo Vogue Festival, il festival della rivista Vogue Italia dedicato alla fotografia di moda in cui si dibatte sulla forza dell’ immagine di moda, che dietro 
abiti ed accessori ha sempre funzionato come specchio per interpretare l’attualità. Un bel momento di riflessione per tutti noi che usiamo la piattaforma di Instagram per raccontare le nostre storie.
Le mostre a corredo del festival sono tre, una a Palazzo Reale, la retrospettiva di Paolo Roversi, un fotografo di moda italiano conosciuto per l’uso sapiente della luce e della polaroid grande formato.Non so se riuscirò a vederla, e poi non amo Palazzo Reale perché è l’unica zona della città che nega il diritto di scattare immagini nei musei.
Le altre due sono in un posto che adoro, lo spazio industriale riconvertito di Base Milano, dove la creatività scorre a fiumi anche sul bancone dell’angolo bar.
La prima è Photo Vogue/Vision, il risultato di uno scouting tra le autocandidature presentate sulla piattaforma fotografica di Vogue.it e selezionate da una giuria internazionale. I miei tre best sono:
Harris Mizrahi, New York, un uomo dalle troppe emozioni che lo hanno condotto a depressione e disturbi bipolari, che attraverso lo sfiancamento emotivo dei viaggi attraverso gli States è riuscito a raccogliere con una grande empatia immagini super ricettive delle emozioni altrui
Daniele Jack Lyons , sempre newyorkese, che lavora sulla diversità come integrità, e presenta il suo lavoro fotografico fatto in Ucraina
Cècile Smetana Baudier, francese di madre danese e padre pied noir, che si interroga sulla sulla capacità di costruirsi una propria identità indipendente dalle origini di provenienza
Insomma, grandi interrogativi sull’identità declinati da diversi punti di vista, dal più intimista a quello sociologico
L’altra mostra fotografica, molto più complessa, Fashion & Politics in Vogue Italia, raccoglie tutti i servizi di moda del magazine a forte impatto politico, sociologico e culturale, in un arco di tempo che va dagli anni ‘90 ad oggi. Chi abbia ideato questi servizi fotografici lo sappiamo, è Franca Sozzani, e dispiace che nella mostra non se faccia menzione. I servizi 
fotografici li conosciamo tutti, almeno quelli più di impatto, ma fa davvero piacere rivederli tutti insieme e ripercorrere la storia dei nostri ultimi trenta anni.
A chi stigmatizza questo nostro continuo fotografare, perché in questo modo non vivremmo la realtà che ci circonda, rispondo che stamattina, riguardando le immagini scattate ieri alla mostra, ho scoperto di amare follemente Steven Meisel perché ho raccolto quasi esclusivamente immagini sue. Ignoravo questa mia predilezione ed è stato il mio “occhio fotografo” a suggerirmelo.
E quindi, tornando ai contenuti politici di una immagine di moda pensata, vi stupirete di come i fotografi di moda abbiano compreso, prima degli altri e come dei novelli Pasolini, quali sarebbero stati i mali del nostro tempo. Sicché, oltre ad essere cronaca, la foto di moda è anche arte, perché solo gli artisti sono davvero in grado di predire il futuro. Vi pubblico solo quattro temi, per lasciarvi integra la curiosità di percorrere questa bella ed interessante galleria.
Il disastro ambientale della Deepwater Horizon, il Golfo del Messico inquinato dal petrolio (2009)
Sono certa che la forza dirompente di queste immagini, in cui bellissimi abiti di moda si mischiano al fango intriso di petrolio ed agli uccelli morti sulla riva dell’oceano abbiano una forza maggiore rispetto a qualsiasi trattato scientifico. L’attualità del tema poi, sono passati quasi 10 anni e gli Stati Uniti hanno appena eletto un presidente che non crede alle misure preventive per la salvaguardia del pianeta.
Il culto del corpo (2005)
La mania patologica per la chirurgia plastica (2007) Il potere e le donne (2006)
